

A Verona si sta svolgendo la rassegna internazionale Vinitaly 2022 e la Campania è presente…
A Verona si sta svolgendo la rassegna internazionale Vinitaly 2022 e la Campania è presente con ben 220 aziende provenienti dalle cinque provincie della Regione con etichette storiche e nuove produzioni, puntando sull’identità territoriale e dei prodotti, promuovendo il vino come alimento d’eccellenza dalla storia millenaria e sposando questa immagine con le bellezze naturali e artistiche del territorio.
Anche la costiera amalfitana è degnamente rappresentata con “Vibris”, il progetto sperimentale sui vini bianchi del territorio che punta a un ridotto contenuto di solfiti per dare vita a vini bianchi longevi e di elevata qualità sensoriale attraverso nuovi metodi scientifici di trasformazione delle uve provenienti da vitigni a piede franco della Costa d’Amalfi. Il progetto, che interessa le tre sottozone della Doc Costa d’Amalfi (Furore, Tramonti e Ravello) e in particolare i vitigni autoctoni Fenile, Ripolo, Ginestra e Pepella, è nato per favorire una viticoltura che tuteli e valorizzi la biodiversità locale e la salute dei consumatori, peraltro in un periodo in cui la tendenza globale è sempre più quella di un ritorno ad una enologia “leggera”.
Il Presidente di Unioncamere Campania e della Camera di Commercio di Napoli Ciro Fiola precisa: «La partecipazione a questo grande evento dopo due anni di stop provocato dalla pandemia è un segnale importante di ripresa che l’intero sistema deve cogliere. Le imprese selezionate rappresentano il meglio di un settore vitale per l’economia territoriale che deve percepire l’opportunità del momento. L’eccellenza e la qualità dei nostri vini potranno fare da volano per un mercato che, a dispetto dei tempi, potrebbe aprire nuovi scenari, specialmente dal punto di vista internazionale. Si pensi all’Oriente, anche se al momento per noi i mercati principali sono Stati Uniti e Australia, ma anche il Nord Europa. Puntiamo a disegnare un modello innovativo di promozione di un prodotto, delle aziende produttrici e dei territori che ne custodiscono la storia, la cultura e la tradizione. Un ruolo importante in questa fase potrebbe essere svolto dai Consorzi, grazie alle loro capacità relazionali. La dimensione dell’azienda vitivinicola non rappresenta un gap laddove le fiere funzionano e i Consorzi riescono a governare e tutelare sistemi di produzione agroalimentare di qualità, compattando la catena di approvvigionamento, la logistica e la comunicazione. L’economia del nostro vino produce un fatturato di 72 milioni di euro l’anno, dunque il 2% di quello nazionale. Analizzando questi tre fattori si comprende che, nonostante la qualità del prodotto e l’abilità dei produttori, il costo a bottiglia è inferiore, e dunque non valorizza appieno la produzione. Su questo occorre invertire la tendenza e aprirsi a nuovi scenari. Le nostre imprese saranno sicuramente protagoniste assolute delle degustazioni, degli incontri con la stampa di settore e con le delegazioni di buyer presenti in fiera E il sistema camerale sarà, come sempre, al loro fianco».
Entusiasta anche Nicola Caputo, assessore regionale alle politiche agricole: «Stiamo mettendo in campo una grandissima propensione ad aggredire i mercati internazionali, visto che i nostri vini sono molto ben percepiti all’estero, anche in ragione dell’attrattività dei nostri territori. Il vino sta diventando una sorta di ambasciatore della Campania al di fuori dei nostri confini e noi stiamo cercando di potenziare questo ‘link’ con l’enoturismo, anche elaborando un modello di sistema vitivinicolo campano, basato anche su una grande sintesi dal punto del brand e del marketing. I mercati più attrattivi per i nostri vini restano gli Stati Uniti, il Canada e il Nord America in genere, ma anche il Nord Europa, in particolare la Germania. Siamo ben presenti anche nell’Europa dell’Est, speriamo anche che la guerra ci consenta di riprendere le tante iniziative che avevamo intrapreso in quell’area. Ci stiamo affacciando anche all’Asia, la Corea del Sud è il Paese che sta registrando il più grande trend, mentre mercati interessanti rimangono naturalmente il Giappone e la Cina».
Fonte : PositanoNews.it