Costiera Amalfitana

Svolta nell’inchiesta sulla tragica morte di Adrienne Vaughan, la manager americana dell’editoria scomparsa il 3 agosto 2023 nelle acque della Costiera Amalfitana. La Procura di Salerno, guidata dal procuratore capo Giuseppe Borrelli, ha notificato l’avviso di conclusione delle indagini, iscrivendo nel registro degli indagati una quarta persona e delineando un quadro accusatorio pesante, macchiato da sospetti tentativi di depistaggio, a riportare la notizia è Petronilla Carillo de “Il Mattino”

Nel mirino degli inquirenti finiscono quattro persone legate alla Daily Luxury Boat Srl, la società proprietaria del gozzo “Saint Tropez” su cui viaggiava la Vaughan con la famiglia al momento della fatale collisione con il veliero “Tortuga”. Si tratta di:

Elio Persico: Lo skipper alla guida del gozzo al momento dell’incidente.
Beniamino Mellino e Rosa Caputo: Armatori e amministratori della società.
Enrico Staiano: Un altro amministratore della Srl, aggiunto recentemente all’elenco.

L’accusa principale, omicidio colposo e naufragio, è contestata a Persico. Secondo la Procura, l’uomo si sarebbe messo al timone sotto l’effetto di cocaina e con un tasso alcolemico di 1.27 g/L. Viaggiava a una velocità stimata di 15 nodi, ritenuta eccessiva e pericolosa, violando le norme internazionali (COLREGs) per prevenire gli abbordi in mare. La ricostruzione peritale indica che Persico avrebbe omesso di valutare il rischio di collisione e, soprattutto, non avrebbe dato la precedenza al “Tortuga”, che proveniva da dritta. Anzi, avrebbe virato a sinistra, mantenendo una rotta di collisione diretta con il veliero per circa 37 secondi prima dell’impatto, senza alcuna manovra correttiva.

L’inchiesta, coordinata dal pm Gianpaolo Nuzzo, ha però portato alla luce anche quelli che la Procura definisce tentativi di inquinare le prove. Staiano e Caputo sono accusati di concorso in frode processuale. Secondo gli inquirenti, dopo aver scoperto che il timone di sinistra del gozzo mancava dal relitto recuperato, avrebbero orchestrato il suo ritrovamento sui fondali. Avrebbero ingaggiato un sub professionista per “individuare” il pezzo, poi recuperato dalla Guardia Costiera. L’obiettivo, secondo l’accusa, era “trarre in inganno il pubblico ministero ed i suoi consulenti”. Un esame successivo del timone recuperato avrebbe rivelato uno stato di ossidazione incompatibile con quello dell’elica, suggerendo che fosse stato collocato sul fondale solo in un secondo momento.

Un ulteriore “giallo” riguarda le targhette di omologazione dell’imbarcazione. Mellino, in qualità di custode giudiziario del relitto sequestrato e ormeggiato ad Amalfi, è accusato di non aver impedito che ignoti sottraessero le targhette identificative originali. Successivamente, sarebbero state ritrovate targhette con numeri di serie diversi, appartenenti anche a un’imbarcazione gemella, il “Capriccio”.

Parallelamente, la perizia tecnica ha scagionato completamente Antonio Gallo, il comandante del veliero “Tortuga”, difeso dall’avvocato Daniele Varini. Gallo non è mai stato indagato e, come sottolineato dal suo legale, gli accertamenti hanno confermato che ha seguito rigorosamente le normative, mantenendo rotta e velocità corrette, dato che la precedenza spettava a lui. L’avvocato Varini ha già annunciato di aver presentato richiesta di risarcimento danni alla Daily Luxury Boat.